mercoledì 27 dicembre 2017

Parashà Vayechì

La lettura di questa settimana s’intitola Vayeĥì "E lui visse" – un titolo piuttosto inappropriato sembrerebbe per una parashah che parla quasi interamente degli eventi riguardanti la morte di Yaàqov!
Ma che cos'è la vita? La Torah ci insegna: "Voi, che siete legati a D.o, il vostro D.o, siete tutti vivi oggi"(Devarim 4:4). La vera vita significa rimanere legati a D.o.
Naturalmente un Ebreo è intrinsecamente legato a D.o, ma poichè questo legame sia visibile e manifesto nel mondo, egli viene sottoposto a prove e sfide. Quando queste difficoltà vengono superate allora abbiamo la prova che il legame fra l’Ebreo e D.o è indistruttibile.
Quindi, ci rendiamo conto che una persona è veramente “viva” solo nell'avvicinarsi al momento di lasciare questo mondo fisico. Perchè solo allora è evidente che tutte le prove e le tribolazioni della vita avevano lo scopo di evidenziare e di esprimere il potente legame tra l' Ebreo, la Torah e le mitzvot. Così quando leggiamo la parashah Vayeĥì ci rendiamo finalmente conto che la vita di Yaàqov era stata veramente vissuta. 
Il Talmud dice, "Così come i suoi discendenti sono vivi, anche lui è vivo" (Taànit 5a). Cioè se i nostri figli e nipoti saranno rimasti saldi nella loro osservanza della Torah e delle mitzvot avremo la prova del  nostro vero impegno nell’Ebraismo.
Donne, figlie e ragazze, accendiamo le candele in onore dello Shabbat alle ore 16:40.
Illuminiamo la nostra tavola, la nostra casa e il mondo intorno, meriteremo cosi di vedere la luce che splenderà presto per la Redenzione.
Abbiamo finito il libro della Genesi, la settimana ventura iniziamo il libro dell' Esodo!
Hazak Hazak Venithazek! Forza , forza e ci rafforzeremo!!

Per il merito di una completa e  rapida guarigione a Claudine Bat Sophie.

giovedì 21 dicembre 2017

Sukkot - La dimora temporanea

Sei proprietario di una casa? Se lo siete, probabilmente desiderate la strada aperta. Immaginate, una vita senza pagamenti ipotecari, idraulici, falciatrici, letture di contatori o sistemi di allarme! Chi ha coniato L ESPRESSIONE "proprietario di casa" "?" Abitatore della casa sembra più giusto.
Quindi cosA siamo? Nomadi o pantofolai? Siamo esseri transitori per i quali il movimento è vita e "nell aldila " viene scritta un'iscrizione sulla lapide? Oppure siamo anime radicate, per le quali i "viaggi" della vita sono solo tante espressioni della singolare ricerca della casa?
Come si compie la mitzvah di dimorare nella sukkah? Bisogna mangiare, bere e vivere nella sukkah, giorno e notte, come si vive nella propria casa negli altri giorni dell'anno:
Forse il modello più interessante della dualità del abitatore / viaggiatore nella nostra natura, è la sukkah, la capanna coperta di rami che funge da casa dell'ebreo per i sette giorni della festivita di Sukkot.
La definizione halachica della sukkah è che si tratta di una "dimora temporanea". Se le parole "temporanee" e "dimora" sono contraddittorie, sono; anzi, danno luogo a leggi contraddittorie riguardanti la costruzione e l'abitazione della sukkah. Ad esempio, se i rami della copertura del tetto della sukkah sono accatastati in modo tale che la pioggia non può penetrare, la sukka è squalificata - è una casa, non una sukkah. D'altra parte, se sta piovendo nella sukkah, non sei obbligato a mangiarci dentro - la sukkah è la tua casa, e se pioveva in casa tua, ci si sposta in un'altra stanza.
In altre parole, la Torah ci vuole prendere una struttura essenzialmente transitoria e renderla la nostra casa permanente. Oppure vuole che guardiamo la nostra casa permanente e capiamo che è, in sostanza, una struttura transitoria.
per capire questo,C'è una storia che ci riporta a circa 50 anni indietro. Un giovane studente della yeshivah ,stava per intraprendere un viaggio e scrisse al Lubavitcher Rebbe per una benedizione. Nella sua risposta, il Rebbe ha invitato il giovane a sfruttare l'opportunità di realizzare qualcosa di positivo in ogni luogo in cui si sarebbe fermato durante il suo viaggio. Il Rebbe usava come esempio il Mishkan, il santuario portatile che accompagnava il popolo d'Israele nei viaggi attraverso il deserto. Ad ogni loro accampamento, il popolo era stato incaricato di mettere in atto la struttura formidabile - consistente in centinaia di parti e richiedeva un esercito di più di 8.000 persone a riunirsi - anche se rimanevano solo una sola notte. Per un ebreo, ha concluso il Rebbe, non esiste una cosa simile a "passare" un luogo. Ogni momento della vita ha una permanenza, in virtù del fatto che la Divina Provvidenza ci ha guidato a questo particolare punto del tempo e dello spazio per uno scopo specifico.
Un'altra storia viene raccontata da un visitatore che, fermandosi nella casa del grande maestro Chassidico Rabbi DovBer di Mezheritch, si accorse dalla povertà che vide di lì. La casa del rabbino DovBer era completamente priva di l'arredamento: "Come puoi vivere così?" chiese il visitatore. "Io sono molto lontano dalla ricchezza, ma almeno in casa mia troverai, grazie a D-O, le necessità di base: alcune sedie, un tavolo, i letti ..."
"Infatti?" ha detto Rabbi DovBer. "Ma non vedo nessuno dei tuoi arredi CON TE, come riesci a gestire senza di loro?"
"Cosa pensi, credi che io porti tutti i miei beni con me ovunque vada, quando viaggio, faccio quello che è disponibile, ma a casa: la casa di una persona è diversa!"
"Ah, sì," disse Rabbi DovBer. "A casa è una cosa diversa ...per dire che questo mondo materiale in cui noi viviamo e e una vita transitoria,dove dobbiamo pensare alla nostra spiritualita in primis
Chag Sameach da Rav Levi Piha

Tradotto da un articolo di Rabbi Mendel Raskin,Montreal Canada

domenica 17 dicembre 2017

VOLARE IN ALTO (di RAV ALBERTO MOSHE SOMEKH)

Shabbat Bereshit 5765

LO SHABBAT: VOLARE ALTO


מזמור שיר ליומ השבת
“Salmo, canto per il giorno di Shabbat” (Salmo  92,1)
“Fu Adam a recitare questo salmo alla vigilia dello Shabbat, quando egli fu creato. Subito dopo Adam trasgredì e fu punito e, nell’ora dodicesima del sesto giorno, venne cacciato dal Giardino dell’Eden. H. in realtà aveva già decretato la sua condanna a morte, ma lo Shabbat entrò e ne determinò la semplice espulsione. Adam allora aveva l’intenzione di intonare un inno allo Shabbat, per merito del quale era stato salvato dalla pena capitale; ma lo Shabbat gli disse: “Intoniamo piuttosto, tu ed io, un inno al S.B.!”. Come è detto (subito dopo): תוב להודות להי  “E’ cosa buona ringraziare H.”.

Con questo Midrash R. David Qimchi (Radàq), il celebre esegeta spagnolo del Medioevo, introduce il suo commento al “Salmo che i Leviti cantavano nel Bet ha-Miqdash nel giorno di Shabbat, dando conto di un titolo che in apparenza poco o nulla c’entra con il contenuto del brano. Il Salmo parla infatti di punizione e ricompensa. Che legame può esserci fra il tema della Giustizia Divina e lo Shabbat?

Pirqè de-Rabbì Eli’ezer, 18 spiega  che quando H. si rivolse al primo uomo dicendogli: “dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, perché nel giorno in cui tu ne mangiassi, certamente moriresti” (Gen. 2,16) ed egli ne mangiò, lo Shabbat assunse la funzione di avvocato difensore. “Signore dell’Universo – argomentò – nessuna creatura è stata uccisa durante i sei giorni della Creazione. Vorresti proprio cominciare da  me? E’ questo il mio qiddush? E’ questa la mia berakhah? Non è forse scritto: “D. benedisse il giorno settimo e lo santificò” (2,3)?

Per il merito dello Shabbat, dunque, Adam fu salvato dal Giudizio divino. Il primo uomo allora disse: Tutte le generazioni devono sapere che chiunque riconosce le sue colpe e le abbandona sarà salvato dal Giudizio Divino, come è detto (subito dopo): תוב להודות להי “E’ cosa buona confessare ad H.” Il Midrash  continua dicendo che l’Uscita di quel primo Shabbat Adam era tutto preso dal pensiero della sua debolezza, finché gli fu mandata una colonna di fuoco a dargli luce e a proteggerlo da tutti i mali, cosa che lo rallegrò. Egli stese le mani verso di essa e recitò la Berakhah Borè Meorè ha-Esh (Benedetto tu H., Creatore dei Luminari di Luce); dopodiché soggiunse: “D’ora in poi so che la giornata sacra è separata dalla giornata lavorativa, perché non si può accendere il fuoco di Shabbat e proclamò: Benedetto tu H. che distingui il sacro dall’ordinario, la luce dalle tenebre.” Nacque così la cerimonia della Havdalah.

Il Midrash finisce qui, ma l’episodio non rimase senza conseguenze per la storia dell’umanità. In Bereshit Rabbà (22,28) si racconta che dopo l’omicidio di Hevel commesso da Qayin, quest’ultimo incontrò suo padre Adam, il quale gli domandò: “Come ti ha giudicato il Tribunale Celeste?” Qayin rispose: “Mi sono pentito e la mia punizione è stata cancellata”. Adam reagì esclamando: “Non mi ero reso conto di quanto grande fosse il potere della Teshuvah!”. Immediatamente si diede a comporre il “Salmo, canto per il giorno di Shabbat”.

La lettura di questo Midrash ci suscita alcune riflessioni. Esiste una dimensione dello Shabbat poco conosciuta ed è la sua drammatica forza espiatrice. La stessa parola Shabbat può essere ricondotta alla radice shav, “ritornare” o “pentirsi” e le lettere dell’espressione השבת possono prestarsi ad essere anagrammate in  תשבה, “pentimento”. Lo Shabbat è dunque il giorno particolarmente dedicato all’introspezione e al miglioramento di sé.

Ma il Midrash ci insegna ancora che ciò si ottiene mediante due operazioni: קידוש e הבדלה. La santificazione può essere identificata con quello che oggi chiamiamo un alto profilo, saper “volare alto” in tutte le relazioni. Una volta che abbiamo fatto nostra questa dimensione dello spirito, che sola ci consente di elevarci al di sopra delle nostre piccolezze e debolezze nella vita di tutti i giorni, possiamo finalmente esercitare il discernimento ed imparare a distinguere fra ciò che importa di più e ciò che merita di meno, fra ciò che vale la pena e lo sforzo di combattere per esso e ciò che ci attira verso fatiche vane e battaglie senza senso, “fra il sacro e l’ordinario, fra la luce e le tenebre”.

Non sarà a questo punto un puro caso, che la lettura annuale della prima Parashah della Torah, con il suo racconto sulle origini del mondo, dell’uomo e di quel pregevole dono chiamato Shabbat, sia collocata non in coincidenza con Rosh haShanah, ma solo una volta trascorso l’intero periodo particolarmente dedicato alla Teshuvah. Solo attraverso la Teshuvah noi acquistiamo quella consapevolezza e quella capacità di distinguere fra il bene e il male che ci consente, in un secondo momento, di volgerci dall’intimo all’esterno, di affrontare la realtà con la forza di chi è chiamato a collaborare con D. nella Sua costante opera di rinnovamento della Creazione, in una tensione costante verso l’Alto.

                                                                                                                                     Shabbat Shalom,                                                                                                                       Rav Alberto Moshe Somekh

lunedì 4 dicembre 2017

YUD-TET KISLEV: LA GHEULA'



Questa settimana celebriamo la celebrazione chassidica di "Yud-Tess Kislev", per commemorare la liberazione dalla prigione zarista del rabbino Schneur Zalman di Liadi, fondatore dello Chassidismo Chabad. Il rabbino Shneur Zalman (noto ai Chassidim come "Alter ('Vecchio') Rebbe") fu un discepolo del successore di Baal Shem Tov, il fondatore del movimento chassidico.

Il giorno storico di Yud-Tess Kislev è stato più che un trionfo personale per il Rabbino Shneur Zalman. Nel riconquistare quel giorno la sua libertà personale e la libertà di continuare i suoi insegnamenti e il suo lavoro, ottenne una vittoria per l'intero movimento chassidico che era stato sotto la minaccia di repressione e di estinzione.  l'Alter Rebbe era il principale esponente degli insegnamenti dEL Baal Shem Tov, che aveva fondato il movimento chassidico circa mezzo secolo prima. È per questo motivo che fu reso il principale bersaglio dell'attacco degli oppositori del Chassidismo, e la "Gheula" (redenzione) portò la salvezza ai numerosi seguaci del Baal Shem Tov e al nostro popolo nel suo insieme.

Uno dei grandi successi del Baal Shem Tov fu l'aver rivelato la vera natura di un Ebreo. Mentre dedicava la sua vita alla diffusione della Torah e delle Mitzvot nella misura più completa, non perdeva mai la speranza e la fiducia verso ogni Ebreo, non importa quali circostanze avessero temporaneamente oscurato il suo ebraismo. Il Baal Shem Tov insegnò (e il Vecchio Rebbe espose a lungo) che l'Ebreo era essenzialmente, per sua natura, incorruttibile e inseparabile da D-o; che "nessun ebreo è in grado o disposto a staccarsi dalla Divinità". Spesso è necessario non fare altro che "grattare la superficie", e la vera natura interiore dell'Ebreo viene rivelata.
Il Baal Shem Tov ha introdotto una nuova relazione fraterna tra ebrei ed ebrei, basata sul significato interiore di "Non abbiamo tutti,che  un unico Padre" Con l'esempio personale del suo stesso lavoro, ci ha insegnato quale sia il nostro atteggiamento e approccio nei confronti del prossimo, come gli ebrei dovrebbero essere. Il Baal Shem Tov ha iniziato il suo lavoro come assistente "Melamed" (insegnante di bambini piccoli), prendendosi cura dei piccoli e insegnando loro la Shema, le Brachot(benedizioni del mattino) e altre semplici preghiere. Allo stesso tempo ha rivelato alle menti mature dei suoi grandi discepoli alcuni dei più profondi insegnamenti della "Torah interiore" - la "Kabbala" - e il vero modo di servire D-o con il cuore e la mente. Questa profonda filosofia trovò la sua espressione ed esposizione sistematica nel Chassidismo Chabad.

Oggi più che mai, è dovere e privilegio di ogni Ebreo educare i bambini ebrei; "Bambini" nel senso letterale, nell'età, e "bambini" nella conoscenza dell'ebraismo. Come disse una volta il Lubavitcher Rebbe: "i suoi anni non devono essere misurati con il suo certificato di nascita. Un anziano canuto di 70 anni può, in verità, essere come un bambino che si muove strisciando a quattro zampe! "In verità, l'educazione di un uomo non è limitata alla panchina della scuola; deve continuare per tutta la sua vita (cioè si dovrebbe cercare di diventare più saggi e migliori ogni giorno). Quindi, uno deve essere uno studente e un insegnante allo stesso tempo, e in entrambi i casi il successo dipende dall'affetto reciproco, dal vero 'Ahavat Yisroel' (amore del prossimo Ebreo).

ORARI DI SHABBAT Torino, Piemonte, Italia
ACCENSIONE DELLE CANDELE 16:30 di venerdì 1 ° dicembre 2017
LA PARASHA SETTIMANALE   Parashat Vayishlach
Havdalah (50 min): 17:38 di sabato, 2 dicembre 2017
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Rabbi Levi Piha Chabad Torino Click here to DonateVOGLIAMO MOSHIACH ADESSO!

domenica 3 dicembre 2017

IL LIBERO ARBITRIO NEL MONDO DI OGGI

"Il libero arbitrio nel mondo di oggi" (verbale di un shiur di Ravi Levi Piha)


Rav Levi inizia la lezione precisando che “libero arbitrio” è un concetto umano che deriva dalla creazione di BH che ci ha creati imperfetti.
Facendo riferimento alla Parasha di Toledot Rebecca e Isacco, dopo molti anni di matrimonio, concepiscono  un figlio e la donna, avvertendo nella sua pancia movimenti strani, chiede spiegazioni ai saggi, questi le dicono che, in realtà, i figli sono due gemelli e che, gli stessi, daranno origine a due grandi nazioni/popoli.
Delle due un popolo sarà dedito al servizio di BH  e l'altro a cose meno “alte”.
Viene anche detto alla donna che uno dei due fratelli, il minore, sarà al servizio dell'altro anche se, nell'evolversi della storia, ci saranno sviluppi diversi e, apparentemente, contraddittori.
Le vite dei due fratelli si svolsero in maniera molto diversa l'una dall'altra: Iaakov stava  nella tenda e studiava, Esau era, viceversa, un abile cacciatore forse tendente all'idolatria.
Come è possibile che da due genitori quasi Isacco e Rebecca siano stati generati due figli così diversi?
Alcuni rabbini illustri (maestri dell'Europa orientale) hanno molto studiato questi aspetti tra cui rav Liati vissuto nella prima decade del 1800. Si sofferma a descrivere come Iaakov fosse uno tzadik connesso sempre con BH mentre Esau fosse un uomo mediocre predisposto al male . I fratelli hanno due menti diametralmente diverse ed opposte l'uno con predisposizione verso la vita materiale e l'idolatria, egli deve, quindi, combattere tutta la vita per fare, dentro se stesso un lavoro di purificazione dalla sua tendenza.
Forse, non è azzardato dire, che BH preferisce questa seconda  persona che combatte ogni giorno con forza di volontà contro i suoi istinti peggiori.
Proprio per questo BH ha creato il mondo e gli uomini (imperfetti) perchè essi lavorino con costanza anche per cercare di vincere le loro peggiori tendenze.
Rav Levi porta, a questo punto della lezione, un esempio con il cibo.
Esiste un cibo di per sé dolce e buono senza bisogno di particolari lavorazioni (miele, cioccolato ecc.) ma, vi è, per contro, cibo apparentemente non appetibile (agro, amaro ecc.) che, con accurate e sapienti  lavorazioni diventa ugualmente appetibile: così posso essere paragonate le vite dei due fratelli Giacobbe ed Esaù!
Anche la nostra vita di oggi può essere così. Anche noi siamo confusi  e ci chiediamo, spesso, come possiamo vivere, chi siamo e cosa vogliamo fare. Anche noi combattiamo queste due componenti e le nostre caratteristiche che, non sempre, ci porterebbero, se assecondate, a vivere una vita volta al bene e al compimento delle mitzvot. Lo scopo della nostra vita è proprio quella di comprendere, dentro di noi, anche combattendo con fatica, per vivere da uomini giusti.
Rav Levi porta un'altra riflessione rabbinica: come H è libero così sono liberi gli uomini, sue creature, quindi l'Uomo e H sono uguali nell'avere il libero arbitrio.
Il libero arbitrio è anche ciò che diversifica l'Uomo dagli animali in quanto gli animali, a differenza degli esseri umani, sono impossibilitati nel fare scelte morali. L'Uomo può infatti seguire la sua fede, compiere le mitzvot, lo fa per scelta non per automatismo (Deuteronomio  cap. 30/19).
Rav Levi cita Maimonide e ricorda che il grande maestro diceva che s l'uomo fosse stato creato con tutte le qualità predefinite la stessa Torah sarebbe stata inutille così come gli insegnamenti in essa contenuti.
La grandezza di BH è proprio quella di aver creato l'Uomo libero , egli verrà giudicato in base alle azioni che lui stesso ha deciso di compiere.
Il Rebbe di Lubavich, conclude rav Levi, diceva che ogni Uomo dovrebbe avere un rabbino di riferimento a cui chiedere consiglio  e dal quale poter essere aiutato , questo perchè, ogni uomo, può arrivare ad essere un piedistallo per il Creatore.

Nel salutare i presenti rav Levi ricorda l'accensione della candela di Hannukkà sabato 16/12 alle 19,30 in piazza 18 Dicembre (Porta Susa) ed invita tutti a partecipare!