La lettura della Torah di questa settimana racconta che Avraham costituì un posto di ristoro per ospiti e lì “proclamò il nome dell’eterno D-o. I nostri Maestri interpretano questa frase, spiegando che non solo Avraham stesso proclamava D-o, ma che motivava gli altri a proclamare anch’essi la Divinità. Cosa faceva dunque? Egli pose la sua tenda ad un crocevia nel deserto e forniva generosamente cibo e bevande ai viandanti. Quando questi avevano finito il loro pasto, chiedeva loro di “Benedire Colui che vi ha dato cibo e bevande”.
Quando gli ospiti cominciavano a benedire lui, Avraham diceva loro: “Sono forse io che vi ho dato del cibo?
Benedite Colui che con la Sua parola creò il mondo”. Provvedendo alle necessità materiali degli uomini, egli li rendeva consci della realtà spirituale.
Il termine ebraico “El – òlam” tradotto come “l’Eterno D-o”, ha pure attratto l’attenzione dei commentatori. Il significato di “El – òlam”, “D-o del mondo” vorrebbe dire che c’è un D-o e c’è un mondo, ed anche il mondo riconosce che D-o è onnipotente e sovrano.
Ma “El òlam” ha anche un significato differente e più profondo. L’espressione “El – òlam”, “D-o mondo” riflette l’identità tra i due termini: non c’è differenza tra D-o e il mondo; tutto è un’espressione della Divinità. Questo è il senso della frase “D-o è uno” che recitiamo nella preghiera dello Shemà: non solamente c’è un solo D-o, ma ogni cosa al mondo è unita a Lui. Questo non è semplicemente un concetto astratto, ma influenza l’atteggiamento fondamentale di una persona nei confronti della propria vita. Se vede D-o come “D-o del mondo”, comprende che ha degli obblighi verso di Lui. Dopo tutto, se D-o regge il mondo, una persona deve darGli il dovuto. Ma ciò, egli pensa, rientra in quelle cose che è obbligato a fare cioè le Mitzvot.
Invece, nelle altre sue faccende, la vita è solo sua. È come pagare le tasse: bisogna dare allo Stato una percentuale dei propri redditi, ma fatto questo, si può spendere quanto ci resta come meglio ci piace. Parallelamente, su un piano spirituale, una tal persona riconosce di dovere qualcosa a D-o, ma ritiene che la sua vita sia prima di tutto sua propria e di poter fare di essa quello che vuole.
Quando invece riconosciamo il mondo come una sola cosa con D-o, il nostro intero rapporto con Lui cambia. La religione non consiste semplicemente nell’andare alla sinagoga o seguire un certo numero di comandamenti, ma diventa un’esperienza globale che coinvolge ogni aspetto della nostra vita.
Ogni situazione in cui ci troviamo, ogni persona che incontriamo ci dà la possibilità di approfondire la nostra conoscenza di D-o e il nostro rapporto con Lui. Questa è l’eredità che Avraham lasciò ai suoi discendenti – di diffondere la consapevolezza che viviamo nel Suo mondo, che le nostre vite non hanno il solo scopo di darci un po’ di piacere e di soddisfazione, ma sono invece un mezzo per far conoscere ad altri la Sua presenza.TRATTO, da il filo diretto, a cura di Naar israel,milano,basato su un saggio del rebbe di lubavich
ORARI DI VAYERA ,Venerdi 3 novembre 2017 16.56
uscira dello Shabat alle 17.58
lettura della tora.VAYERA
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